Da oltre 25 anni esercito la professione legale.

Mi occupo principalmente di diritto civile, commerciale e penale. Tutelo sia aziende che privati.

Ho acquisto vasta esperienza nel diritto di famiglia (separazioni, divorzi, convivenze, violenze in famiglia), nel diritto dello sport e delle associazioni sportive (compresa la responsabilità civile e penale) nella tutela della proprietà, in materia di locazioni ed affitti, nel risarcimento dei danni ed in genere ogni aspetto che riguarda la vita della persona ed i suoi diritti.

Nella tutela dell’impresa ho svolto numerosi incarichi per aziende che operano nel campo dell’edilizia ed impiantistica ed in altri diversi settori quali industria del mobile, chimica industriale, tessile, concia, cantieristica ed in genere ho svolto consulenze anche contrattualistiche ed internazionali per la piccola e media impresa.

Ho approfondito la conoscenza e la tutela nell’ambito del diritto del volo sportivo e dello sport, tanto da divenire consulente in ambito nazionale di sportivi e ASD.

Ho ottima conoscenza della lingua inglese e seguo anche contrattualistica internazionale.

Collaboro con altri legali in campi che richiedono particolare specializzazione, indirizzando al meglio i clienti o svolgendo difese congiunte con colleghi esperti in specifiche materie, senza aumento dei costi legali.

Un consiglio e’ prezioso e non costa nulla … o molto poco.

Il cliente è libero di consultarmi, senza spese, in un primo colloquio nel corso del quale esporre le proprie problematiche per ottenere una prima valutazione di massima. Successivamente, l’eventuale affidamento dell’incarico sarà preceduto dalla redazione di un preventivo chiaro e trasparente ed eventualmente di un parere scritto. Nel preventivo verrà indicato il grado di difficoltà dell’incarico e verranno esposte le criticità, con gli eventuali rischi. Apprezzo un rapporto franco e diretto con i miei assistiti, al fine di creare le condizioni ottimali per poterli tutelare al meglio. Nel dubbio, potete liberamente consultarmi: un consiglio può essere molto prezioso e costare pochissimo.

Preferibilmente il pomeriggio dalle ore 15:00 sino alle ore 18:30. Il mattino sono spesso impegnato in udienza o uffici esterni. In caso di assenza dall’ufficio è preferibile lasciare un messaggio nella segreteria telefonica dettando il proprio numero di telefono: sarete richiamati appena possibile.

Gentile Cliente, la giustizia, purtroppo, non funziona come il cittadino desidera. In primo luogo essa non è come si vorrebbe fosse: assai spesso ciò che appare “giusto”, “corretto” o “ragionevole” non corrisponde al concetto di giustizia che si trova nei tribunali. In secondo luogo non sempre “aver ragione” è sufficiente: bisogna anche essere in grado poter dimostrare di avere ragione ed essere in grado di tutelare correttamente tale ragione all’interno delle logiche e delle procedure della giustizia. In terzo luogo la “verità” non è la “verità processuale”, cioè la verità che viene espressa nelle sentenze o nei provvedimenti dei magistrati. Infine, la giustizia, quella dei tribunali, raramente funziona come dovrebbe: è troppo lenta, spesso approssimativa, commette errori. Eppure non c’è alternativa: non si possono dirimere le controversie con la violenza o in altri modi. Quando dobbiamo tutelare i nostri diritti o quando siamo chiamati in giudizio, dobbiamo necessariamente adattarci alle regole ed alle procedure della giustizia, con le sue prassi. Ecco perché la tutela di un avvocato diventa opportuna, se non indispensabile. Il mio ruolo è quello di offrire una guida e di consigliare il cliente al meglio, tenendo conto di queste difficoltà, mettendo in campo l’esperienza e la competenza.

Qualora si intendesse affidarmi l’incarico di assistenza legale, o anche solo di chiedermi un parere, è utile ed opportuno, per la migliore tutela e per mantenere reciproca fiducia, essere a conoscenza di quanto segue.

La professione legale è divenuta, nel tempo, sempre più complicata e onerosa. In Italia esistono circa 160000 leggi, senza contare le norme europee e le circolari applicative ed interpretative. Tali leggi sono quasi sempre poco chiare, discusse, contraddette, commentate ed interpretate. In alcune questioni i Tribunali decidono in modo tra loro discordante e contraddittorio. I tribunali e gli uffici hanno le loro procedure e regole interne (la cosiddetta “prassi”) che spesso complica ulteriormente il già astruso contenuto delle regole.

Tutto ciò comporta alcuni effetti:

a) Mi devo tenere sempre aggiornato. Gli aggiornamenti hanno un costo – e non poco – ma costano soprattutto in termini di tempo lavorativo impiegato allo studio. Questo tempo sottratto ai figli, agli amici, allo sport o altro è parte del mio lavoro, che dunque deve essere remunerato.

b) per quanto un avvocato sia preparato ed esperto, non possiede sempre “la” risposta immediata. Devo infatti studiare ogni singolo caso. Non esistono soluzioni facili ed è proprio per questo che avete scelto di rivolgervi ad un legale.

c) Quasi sempre il risultato finale dell’incarico affidato all’avvocato dipende dal tempo, dall’attenzione e dalla dedizione dell’avvocato stesso nello studiare i casi, elaborare una corretta strategia e redigere gli atti. E’ un lavoro che il cliente non vede e non può toccare con mano, ma ciò non significa che tale lavoro non debba essere remunerato. La qualità ha un prezzo anche se si tratta di una qualità che non viene realizzata in un oggetto tangibile. Spesso si impiega molto più tempo a scrivere un atto corto, efficace, calibrato, che un documento di decine di pagine. Il prezzo, non va a misura, ma a “professionalità”.

L’avvocato, per poter svolgere il proprio incarico nel migliore dei modi, va informato in modo sincero e completo. All’avvocato non si raccontano bugie e non si omettono cose rilevanti. Non si deve aver paura di fare brutta figura, perchè non è mio compito giudicare. Sono tenuto al segreto professionale: tutto ciò che mi viene riferito rimane nella mia stanza e non può mai essere utilizzato al di fuori della stessa. Non ci si deve vergognare di esporre anche le cose più personali, i propri errori, le proprie debolezze e quant’altro. Se ci sono dubbi, o se non si è capito qualcosa, basta chiedere.

La fiducia è la pietra miliare del nostro rapporto. Se il cliente non ha fiducia nell’avvocato (ma può anche accadere che l’avvocato non abbia fiducia nel suo cliente), l’incarico professionale non verrà svolto nel migliore dei modi. Se viene meno la fiducia, basta riferire serenamente e discuterne. Meglio a volte rinunciare all’incarico o al mandato, piuttosto che viverlo male.

L’Avvocato, nel tempo e nello svolgere l’incarico, può diventare anche un amico. I due ruoli, tuttavia, vanno sempre distinti. In ufficio rimango un professionista, indipendentemente dal tono confidenziale utilizzato: gli amici si incontrano al bar. Il cliente amico non si deve sentire in diritto di chiamare l’avvocato la domenica, all’ora di pranzo ecc., per chiedere aggiornamenti o consigli che possono essere dati anche nelle giornate lavorative. Fornisco volentieri il mio numero di cellulare, e offro ben volentieri consigli ed aggiornamenti, purché non se ne abusi. Non mi si chiami al telefono all’ora di pranzo per non disturbarmi: è proprio a quell’ora che vengo disturbato.

Non utilizzare WhatsApp (o simili) nelle comunicazioni con l’avvocato. Se mi si interpella, mi vengono mandati documenti o quant’altro via Wahtsapp quasi mai potrò leggere e rispondere. Non sono formale o retrogrado: semplicemente non voglio essere distratto in continuazione da decine di notifiche di messaggi. Whatsapp è un mezzo di comunicazione che riservo alle relazioni extra lavorative, e tengo spento durante le ore di lavoro, salvo casi particolari, in cui diventa davvero utile ed opportuno.

Durante il giorno posso essere in tribunale, impegnato in riunioni con clienti o nella redazione di atti complicati. Non sempre sono in grado di rispondere al telefono e non sempre posso essere in ufficio. Qualche volta sono costretto a spegnere tutti i dispositivi ed isolarmi: parte importante del mio lavoro è quella di concentrarmi nello sviluppare le difese dei miei clienti, compresa la difesa di chi sta leggendo queste righe, se mi viene affidata. Non ci si arrabbi se devo dedicarmi ad altri clienti: provi a richiamare o ad inviare una email chiedendo di essere richiamato. Non ci si arrabbia con il chirurgo mentre è in sala operatoria e non può rispondere; con l’avvocato non è diverso.

E’ utile sapere che:

– Non ho alcun interesse che le cause durino a lungo: il guadagno mio non cambia, ma si allungano i tempi dei miei incassi e spesso sono costretto ad un doppio o triplo lavoro per ristudiare i fascicoli rimasti fermi. Dunque anch’io ho tutto l’interesse ad accorciare i tempi. Purtroppo i tempi della giustizia e le inefficienze sono imprevedibili, sono scanditi dai giudici l’avvocato non ci può fare nulla.

– Quando prospetto l’opportunità di chiudere una controversia con un compromesso, non è perché mi sono messo d’accordo con la controparte ai danni del cliente e nemmeno perché mi sono stancato di seguire il caso o perché non ho “le palle” per affrontare la battaglia legale. L’esperienza mi ha insegnato, specie con il nostro attuale sistema giudiziario ed i relativi costi, che assai spesso un compromesso nel quale non si ottiene un pieno risultato, dall’altra parte evita possibili rischi, spese o danni maggiori. Un buon avvocato deve consigliare il proprio cliente anche in questo senso.

– Se mi si vede ridere, conversare o scherzare con l’avvocato della controparte, non significa che ci sia qualche “accordo sottobanco” o che siamo troppo amici. Noi avvocati spesso ci conosciamo da anni, visto che siamo persone socievoli che frequentano lo stesso ambiente e condividiamo un codice deontologico che ci obbliga ad essere tra noi solidali, ma ciò non ci impedisce di batterci al massimo a favore dei nostri clienti. Sappiamo tenere ben distinti i ruoli.

– Se dico schiettamente che secondo me “non ne vale la pena” o “facilmente si perderà la causa”; oppure affermo “anche se vinciamo non avremo soddisfazione”, non lo dico perché ho paura dell’avversario, ho paura di perdere la causa o non ho voglia di lavorare su un determinato caso. Lo dico perché, dopo oltre 25 anni di lavoro nel settore, ho sviluppato quell’esperienza che mi spinge a dare sinceri consigli al cliente: ritengo fondamentale avvisare il cliente dei rischi effettivi.

Fare l’avvocato è un mestiere complicato, stressante e costoso (uffici, tasse, aggiornamenti e quant’altro). Ogni mille euro che il cliente versa, meno di trecento rimangono in tasca all’avvocato una volta detratti oneri, previdenza, tasse, costi. Non sono “caro”, anzi, applico tariffe più basse della media e non intendo arricchirmi sulle spalle del cliente, ma nemmeno intendo lavorare gratuitamente. La qualità del mio lavoro dipende anche dai pagamenti ricevuti, inutile essere ipocriti. Non si può pretendere di bere champagne al costo del vino in cartone. Se si pretende di pagare una miseria, ovviamente si avrà in cambio vino in cartone e si rischia il mal di testa e di stomaco. Nella mia esperienza, un cliente corretto nei pagamenti è molto motivante ed ha la precedenza su chi non paga. Se non si dispone di denaro per pagarmi, basta semplicemente dirlo, non c’è nulla di male ed anzi rinsalda la fiducia. Una soluzione si può sempre trovare. Se si perde la causa, si tenga conto che il lavoro è stato comunque svolto, e va pagato.

Sono obbligato, per legge, a concludere un contratto di incarico professionale contenente il preventivo dei costi e delle competenze professionali per formalizzare il rapporto. Prima di quest’obbligo non usavo farlo, perchè è impossibile fare un corretto preventivo in molti casi, ma purtroppo non ho scelta. Adotto l’incarico standard formulato dal Consiglio Nazionale Forense. Purtroppo, e mio malgrado, quasi sempre è impossibile determinare prima dell’inizio della causa quale e quanto sarà il mio lavoro. Ad esempio, è difficile prevedere come si svilupperà la controversia (giudizio, accordo, mediazione, ricorso, citazione …) perché ciò dipende anche da come risponde la controparte e quali iniziative essa assumerà (es.: ci saranno domande riconvenzionali? Di quale entità e consistenza?) e dal Giudice (ammetterà le prove testimoniali? Disporrà una consulenza tecnica? Serviranno ulteriori indagini?). Pertanto, nell’incarico farò riferimento alle tabelle ministeriali che adottano i giudici per liquidare le spese di giudizio e che rappresentano una sorta di “minimo tariffario”.

Qualche volta mi si vedrà in jeans e scarpe da tennis, o vestito sportivo. Non significa che non sia un avvocato serio: la serietà è nella testa, non nei pantaloni indossati. Semplicemente lavoro meglio e più a mio agio se sono vestito sportivo. Quando vado in tribunale indosso un abito grigio e, se prescritto, anche la toga, come si conviene. Spesso nei colloqui uso espressioni dialettali e parlo con semplicità. Spesso mi rivolgo dando del “tu” al cliente. Questo al fine di favorire un rapporto più confidenziale e farmi capire al meglio. Ciò non accade negli ambienti istituzionali, e non vale a considerami un avvocato di seconda categoria, ed a mancare di rispetto del mio ruolo.

Non mi si chieda di dare sicurezza sul fatto che la causa verrà vinta. Nell’ambito giuridico non esiste in nessun caso un risultato garantito. Non affermo che vincerò una causa da almeno vent’anni e dunque non lo farò nemmeno in futuro in nessun caso. Il risultato dipende da fattori che imponderabili all’inizio della controversia, tra i quali esiste l’interpretazione della legge da parte di un giudice ed, assai spesso, il suo potere di decidere in modo discrezionale. I tribunali sbagliano, a volte grossolanamente, e lo fanno molto più spesso di quanto si creda. Cerco di fare del mio meglio. Nemmeno il Real Madrid entra in campo sicuro della vittoria. Faccio il mio lavoro con coscienza e dedizione.